Il romanzo Carne innocente (Historica edizioni, 2012) dodici capitoli, prologo e epilogo racconta anzitutto la storia di Elide, la cui figura si staglia ben al di sopra e al di là di tutte le altre. Il resto del racconto si svolge quasi completamente a Roma nell’agosto afoso del 2011; la vita di Elide, invece, è rimasta irrimediabilmente altrove, anche quando è scampata alle efferatezze del campo di concentramento. Sopravvissuta al male subito e ai suoi stessi aguzzini, che pure le hanno strappato a viva forza la speranza, Elide non soffre per se stessa, ma soffre per gli altri: un figlio non suo, una vita che non le appartiene, un’altra vita che invece si è rifiutata di vivere. Un’altra donna venuta anch’essa letteralmente da un altro “mondo”, Rachel, è la sostanza di molte pagine del romanzo, le cui vicende la conducono a Roma nel mese di agosto del 2011. Tragico, l’epilogo della sua esistenza dà l’abbrivo alle indagini della polizia, che creano un contrappunto narrativo con le loro faccende private e con la loro lingua sbrigativa, troppo sbrigativa rispetto alle vicende storiche e di cronaca che loro malgrado si trovano a vivere. Qualche volta anche a dipanare, nel tentativo di comprendere e spiegare quello che in realtà non si lascia affatto spiegare. Persino la storia d’amore tra Giorgio e Giovanna subisce lo stesso processo di degradazione, inducendo i due giovani a rinunciarvi senza mai avervi provato davvero. Un nugolo di personaggi, quindi, anima le pagine di questo libro, concepito, meditato, scritto a quattro mani da Laura Costantini e Loredana Falcone. La differenza tra Elide e gli altri sta tutta nella disponibilità ad affrontare il dolore: un dolore vero, enorme, sovrumano, che a tratti si fa lancinante, insostenibile. Fino alla sconfitta finale. Ed effettivamente sarà proprio il fardello di questa sofferenza a segnare la distanza tra l’inizio e la conclusione di questa storia, totalmente agli antipodi: nel tempo e nello spazio. Una distanza che segna anche la differenza tra chi semplicemente decide di vivere e affrontare con fermezza le proprie angustie, le proprie pene e chi invece si accontenta di trovare facili conferme alle convinzioni di sempre. Il confine che c’è tra la vita e la morte è invece sottilissimo, labile, quasi inesistente. La morte accomuna tutti: chi vive fino in fondo il male del suo tempo e chi a tutto questo oppone un netto rifiuto. Certo, è il caso di dirlo, chi più e chi meno consapevolmente.
Massimiliano Magnano
>CARNE INNOCENTE
>Laura Costantini e Loredana Falcone
>Historica edizioni
>Cesena (FC) 2012
>pp. 202 – € 17,00
Massimiliano Magnano